Finché il caffè è caldo: il successo giapponese


Cosa accade dove la macchina per l’espresso è pure quella del tempo? Per saperlo basta leggere: Finché il caffè è caldo. Si tratta dell’opera prima dell’autore nipponico Toshikazu Kawaguchi. In Giappone il romanzo vanta oltre 1 milione di lettori. Anche l’Europa però ne ha una bella “cotta”.
Solo nel Belpaese infatti detiene il record di 100mila copie in dieci mesi. Con questi numeri si classifica tra i libri più venduti del 2020. Proprio di quest’anno è l’edizione italiana. Quella originale invece risale al 2015. La trama nel 2018 ispira il film Cafe Funiculi Funicula di Ayuko Tsukahara.
Il libro ha inoltre un seguito intitolato Basta un caffè per essere felici. È disponibile in formato kindle, audiolibro integrale e copertina flessibile.
Trama del libro Finché il caffè è caldo
Una leggenda metropolitana giapponese racconta di una caffetteria centenaria della Capitale. Questa si chiama Funiculì Funiculà, come l’antica canzone napoletana. In quel posto è possibile tornare indietro a un preciso momento. In particolare agli errori commessi e alle occasioni perse.
Affinché la magia funzioni bisogna però seguire attentamente cinque regole. La prima impone di incontrare solo persone già entrate in quel luogo. La seconda avvisa che in ogni caso il corso degli eventi non cambierà. La terza indica dove sedersi. Il posto è quello occupato dalla donna in bianco.
Per accomodarsi si attende che lei si allontani. La quarta avverte che se ci si alza troppo presto si rompe l’incantesimo. L’ultima è un ammonimento. Infatti bisogna bere finché il caffè è caldo. Se la tazza si raffredda accadrà qualcosa di terribile. Quattro donne avranno il coraggio di provare.
Fumiko ha il cuore spezzato per la fine della relazione con il fidanzato. Kòtake soffre perché l’Alzheimer le porta via lentamente suo marito. Hirai invece non parla da anni con la sorella. Per finire c’è Kei. Quest’ultima è incinta ma molto malata. La dilania la paura e il peso del futuro.
Ognuna di loro convive con il dubbio ed il rammarico. Ciascuna trascorre ogni giorno con un assillante “se”. Comprenderanno rispettivamente il potere della scelta, la forza dell’amore, la lezione della perdita e la prova dell’attesa. Tutte loro però alla fine, non saranno più le stesse.
Finché il caffè è caldo: viaggio nel “contrattempo”
Il libro Finché il caffè è caldo è un racconto unico che però si articola in storie diverse. Ogni personaggio si alterna nel ruolo di protagonista. L’effetto è quello della cinepresa che inquadra differenti prospettive. Gli attori, o meglio le attrici, sono 4. Tuttavia ce ne è anche una quinta.
Si tratta di Kazy, la cameriera della caffetteria. Lei è sempre allegra, gentile e solare. Però cambia quando un cliente chiede di “tornare indietro”. Diventa seria, professionale e distaccata. A quel punto il suo compito è capire se la persona sia consapevole e convinta della propria decisione.
Spiega le regole e procede con il rituale. Si tratta di una procedura che non invidia nulla alla tradizionale cerimonia del tè. Solo che la bevanda in questione è più occidentale. Il tema del viaggio nel tempo è già sfruttato. Questa volta però si tratta più di un viaggio nel “contrattempo”.
Si intende come circostanza che ritarda o impedisce il fluire degli eventi. Ha senso rivivere qualcosa di ieri se poi l’oggi non cambia? La risposta è la dura ma sincera verità. Non si modifica ciò che si è fatto o detto. Ogni momento è irripetibile. L’idea ricalca un po’ il film/romanzo K-Pax.
Lo scopo reale è comprendere le ragioni di azioni e parole per accettarle e perdonarsi. L’altra chiave di lettura è invece il proverbiale “carpediem”. Il rischio è sprecare le opportunità del presente e trasformarle in rimpianti del passato. La vita ha proprio un sapore dolce e amaro e va consumata “finché il caffè è caldo”.
L’opinione dei lettori

Il pubblico del libro Finché il caffè è caldo si divide più o meno equamente. Da una parte i sostenitori, dall’altra i detrattori. C’è chi parla di caso letterario e chi piuttosto di fenomeno commerciale. In generale conta è l’atteggiamento con cui si legge e la sensibilità individuale.
Infatti l’approccio ad un romanzo di grande successo è spesso pure una grande aspettativa. Questo però è l’errore che ostacola il “fluire e il fruire” del testo. Alcuni sottolineano il problema del lost in translation. Sulla versione edita da Garzanti pesa forse la doppia traduzione.
Prima dal giapponese all’inglese e poi dall’inglese all’italiano. Il risultato è che in questo processo si perde qualcosa del significato originale. Inoltre, diversi lettori segnalano la difficoltà nel ricordare i nomi tipici del Sol Levante. Ciò crea confusione e si perde un po’ il filo del discorso.
Di questo però il povero Toshikazu Kawaguchi non ha colpa. È solo un limite del pubblico nostrano. Adesso capisci perché molti cartoni nipponici degli anni ’80 avevano nomi tipo Mirco e Licia, o anglofoni come Holly e Benji! Per finire c’è in agguato il frequente paragone con altri autori locali.
In particolare spuntano i nomi di Haruki Murakami e Banana Yoshimoto. Finché il caffè è caldo ha uno stile è semplice ma efficace. La rivisitazione del viaggio nel tempo risulta a suo modo originale. Infatti è un mix tra libri di narrativa, fantascienza e filosofia. Il filo conduttore della ricerca della felicità funziona sempre. Ciò vale in particolare quando si nasconde pure nei piccoli e grandi incidenti di percorso.
Finché il caffè è caldo: vende perché piace o piace perché vende?
Tra i recensori di Kawaguchi c’è chi parla di un romanzo di semplice intrattenimento. Non è per nulla la rivelazione di cui si parla. Anzi è molto deludente e privo di mordente. Titolo e copertina sono più accattivanti del contenuto. Quest’ultimo infatti è noioso e stucchevole, privo di idee.
Finché il caffè è caldo più che un libro si riduce a un banale aforisma. Per giunta l’argomento trattato è fin troppo abusato. È un racconto senza pretese che si legge con poca attenzione. Le formule ci sono però la magia non avviene. Mancano del tutto colpi di scena e picchi emotivi.
Altri lettori invece descrivono la stessa opera come emozionante e diversa dal solito. Colpiscono sia le descrizioni che la narrazione. Ogni pagina è pura ispirazione. Il suo tocco leggero e delicato sfiora la pelle ma va in profondità. Si tratta di una stupenda sorpresa nel panorama editoriale.
Altri aggettivi usati sono: scorrevole, commovente e introspettivo. In pratica è una meditazione intensa e surreale sulla vita. Ricorda che ogni giorno accade qualcosa di speciale. Non è il numero di copie vendute a farne un capolavoro. Piuttosto è la quantità di persone che ne condivide il messaggio e la poesia.
Quando uno scrittore matura dalla prima all’ultima pagina

Le colonne portanti di qualunque fatica letteraria sono: storia e personaggi. In Finché il caffè è caldo il punto debole sono proprio i secondi. Questo almeno è il parere di alcuni. Le protagoniste sono stereotipate e innaturali. Inoltre serve maggiore approfondimento delle loro personalità.
Vorrebbero commuovere ma in realtà sono solo tristi e deprimenti. Azioni e reazioni sono prevedibili o forzate. Pure le loro motivazioni appaiono deboli e inverosimili. La prosa è piena di dialoghi lunghi e lenti. Le vicende non si incrociano ma si sovrappongono in modo caotico e ostico.
Al contrario c’è chi trova l’intreccio perfetto e ben congegnato. Per ciascuno dei personaggi si crea un diverso rapporto di coinvolgimento ed empatia. Le figure sono tratteggiate in maniera raffinata e suggestiva. Mentre si legge prendono vita. Diventano persone vere e tengono compagnia.
È incredibile osservare come lo stile dell’autore migliori ad ogni capitolo. La sua maturazione procede di pari passo con il romanzo. Kawaguchi è sempre più in contatto con le sue “creature”, man mano che le racconta. Tra vicende, atmosfera e ambientazione, questo è uno dei più bei libri di narrativa degli ultimi anni.
Il Paese del “duol” levante: lo stile nipponico di gestire la sofferenza
Finché il caffè è caldo è un libro scritto alla svelta e da leggere senza impegno. L’idea c’è però manca la trama. La storia è piatta e sviluppata male. A concetti semplici corrispondono spiegazioni complesse. Un autore valido non ha bisogno di chiarire la morale del proprio libro. Farlo equivale a un vero fallimento. Se la penna è il pennello dello scrittore, Kawaguchi è solo un pessimo copista.
In netto contrasto con questa descrizione è l’opinione dei tanti già appassionati della serie. Per loro il racconto è ricco di spunti di riflessione e facile da decifrare. Affronta il contesto del dolore nella tipica maniera giapponese. La sofferenza possiede un suo significato e una sua dignità. Si tratta di un romanzo soave ed essenziale. Leggerlo è una terapia per l’anima. E tu che ne pensi?
Chi sarà la misteriosa donna vestita di bianco? Hai capito il vero motivo per cui bisogna bere il caffè finché è caldo? Diccelo in un orecchio, anzi meglio, scrivilo in un commento.