Stai zitta: il libro di Michela Murgia a favore delle donne


Le pari opportunità e l’emancipazione femminile passano pure dal linguaggio. “Stai zitta” è solo una delle tante espressioni quotidiane che sviliscono l’essere donna ieri e oggi. È anche il titolo dell’ultimo libro di Michela Murgia, che indaga e sottolinea le connessioni tra sopruso e parola.
Non sono le offese le frasi più velenose. Infatti queste sono per lo più confinate a specifiche situazioni. Inoltre, per fortuna, non identificano tutti gli individui, ma solo alcuni. Le più temibili e insidiose sono invece quelle che entrano nel gergo comune.
Arrivano dappertutto e da chiunque, mettono radici e diventano la normalità. Il saggio affronta questi e molti altri temi scomodi. Tra essi c’è la cosiddetta “mascolinità tossica” che impone di essere aggressivi e dominanti ma mai emotivi o fragili. A tal proposito la scrittrice evidenzia che fare il maschio non c’entra nulla con l’essere uomo.
Stai zitta vede la luce il 2 marzo 2021. La data di pubblicazione è volutamente prossima alla Giornata Internazionale della Donna. Nemmeno due settimane dall’uscita ed è già in testa a tutte le classifiche nei book store. Il testo è disponibile in copertina flessibile o formato kindle.
Di cosa parla il libro Stai zitta
Il linguaggio è espressione del pensiero. Il pensiero è costruzione della realtà. Quindi il primo definisce le cose e le persone, in pratica il mondo. È con esso che si determinano possibilità e limiti. Con il linguaggio si stabiliscono i ruoli e perfino i destini.
In un mondo di uomini, le donne sono madri, figlie, mogli, amanti, ma mai persone. Di sicuro non sono mai abbastanza per superare quei vincoli imposti. Questo modo di essere, per loro non è un diritto ma bensì un “dovere di nascita”.
Con le parole si rinnova l’incantesimo che imprigiona il genere femminile. Le parole colpiscono, feriscono e a volte uccidono pure. In questa guerra semantica le donne sono sempre sotto attacco. Diventano vittime figurate e purtroppo spesso anche reali.
In pratica però si danneggia tutti. Così il femminismo non è ribellione ma presa di coscienza. È la rivelazione di una condizione in cui gli individui sono immersi anche senza rendersene conto. La propaganda della “crociata” patriarcale comincia dalla religione.
Sta nel modo in cui già nei testi sacri viene sancito il rapporto tra i sessi. La donna è sospesa tra l’essere “inferiore o speciale”. È in bilico tra l’essere sfruttata come una schiava o accudita come una bambina. Il man marketing la riempie di attributi e allo stesso tempo la svuota dell’identità.
In tutto ciò però il vero nemico è il “concetto di uomo” non l’uomo stesso. Esso è infatti un alleato necessario per realizzare l’evoluzione e il progresso. Ancora prima della donna, è lui che ha il compito di comprendere errori, trappole e possibilità. Perché se il passato è segnato dagli sbagli fatti da soli, nel futuro si può porre rimedio soltanto insieme.
Come si struttura il testo
Il libro di Michela Murgia è diviso in capitoli. Ciascuno di essi ha il titolo di un “meme” tra i tanti volutamente o inconsciamente maschilisti. Ogni donna nella vita sentirà o subirà espressioni come:
- Stai zitta
- Ormai siete dappertutto
- Come hai detto che ti chiami?
- Brava e pure mamma!
- Spaventi gli uomini
- Le donne sono le peggiori nemiche delle altre donne
- Io non sono maschilista
- Sei una donna con le palle
- Adesso ti spiego
- Era solo un complimento
Le frasi sviluppano riflessioni e osservazioni. Sono la lente per mostrare le tecniche, più o meno intenzionali, per sminuire la figura della donna. Con queste si cerca pure di comprimere il significato e la portata del femminismo. Il discorso della Murgia tocca gli ambiti più disparati.
I punti fermi però sono chiari. Una molestia non è un complimento. Il rifiuto del dialogo è mancanza di rispetto. Per finire, l’onnipresenza delle donne nella società è un falso mito strumentalizzato. Inoltre svilire un genere impoverisce tutti perché impedisce di crescere e migliorare.
Il saggio discute e spazia dal termine “Astromamma” attribuito a Samantha Cristoforetti, a quello di “Direttore d’orchestra” di Beatrice Venezi. Il libro Stai zitta contiene un annuncio prezioso. Le parole trasmettono molto più di quanto dicono.
Come nasce l’ispirazione per il libro Stai zitta

Probabilmente il libro Stai zitta era in gestazione da tempo. Però l’ispirazione nasce dall’ormai famoso dibattito radiofonico tra la scrittrice e il popolare psichiatra Raffaele Morelli.
Forse l’autrice aveva già intenzione di provocare il suo ospite. A metà tra intervista e trappola però di sicuro la reazione del medico è stata inopportuna e offensiva. Da quello stizzito “stai zitta” di Morelli nasce così il nuovo libro di Michela Murgia.
Da qui poi è partita un’iniziativa su Instagram, in equilibrio tra campagna pubblicitaria e di sensibilizzazione. In cui sono state raccolte tutte le frasi più “endemiche” del sessismo visibile o latente.
L’opinione dei lettori
Il libro Stai zitta e la sua autrice Michela Murgia viaggiano in parallelo. Controversa è l’opera come chi la scrive. Visto l’argomento e il tono con cui viene trattato, è facile fare l’identikit del lettore, o meglio della lettrice tipo. Tuttavia la questione è più articolata.
Il testo infatti non viene solo letto e apprezzato dal pubblico femminile. Né tanto meno snobbato e criticato solo da quello maschile. Tra il pubblico ci sono pure “uomini femministi” e “donne maschiliste”. I primi si dividono in due parti. Una metà crede davvero nell’uguaglianza effettiva.
L’altra magari sente la responsabilità dello stato attuale e fa ammenda ampliando i propri orizzonti. Il secondo gruppo è composto da chi con la Murgia condivide il sesso ma non le opinioni. Però c’è anche chi rifiuta le sue tesi perché non accetta di essere complice involontaria del sistema.
Per finire c’è chi sottolinea che nella letteratura femminista ci sono già precedenti e forse più validi esempi. Si va ad esempio da Sui diritti della donna di Mary Wollstonecraft (1782), passando per Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf (1929).
Si arriva a Il secondo sesso di Simone de Beauvoir (1949) fino al meno remoto King Kong Théorie di Virginie Despentes (2006). Tuttavia anche quelli, prima di diventare testi autorevoli, hanno cominciato esattamente come Stai zitta di Michela Murgia.
Stai zitta: tra chi ci si rispecchia e chi non si sente rappresentata
Per alcuni lettori il libro Stai zitta è banale e scontato. Cavalca un argomento e un filone di cronaca di grande attenzione e sensibilità. Ha la presunzione di un nuovo trattato sull’emancipazione. In realtà è solo un testo main stream confezionato per vendere.
Non tutte le donne si sentono rappresentate dal pensiero della Murgia. Pare scritto da una disagiata, arrabbiata e frustrata. Sembra che il vissuto dell’autrice ne abbia condizionato troppo lo stile. Si percepisce una forte ostentazione di cultura. Invece mostra solo tanta ignoranza emotiva.
Passiamo dalla stroncatura all’esaltazione. Per molti si tratta di un’opera scorrevole, acuta e piena di verità. È una fonte di spunti di riflessione su una normalità solo apparente. Addirittura qualcuno lo definisce Vangelo, ma senza intento blasfemo. A proposito del significato delle parole, si guarda a quello di “buona novella”.
Tante donne ci si rispecchiano in pieno. In pratica lo eleggono a vademecum per il vivere moderno. Perfino le più emancipate, grazie ad esso, comprendono che spesso sono scese a compromessi senza capirlo. Stai zitta è un volume da leggere, ma soprattutto applicare nella quotidianità. Fa riflettere sul lessico come arma di potere. Non tralascia nulla, c’è ne è per tutti e per tutte.
La conoscenza: il requisito della presa di coscienza

Questo ultimo libro di Michela Murgia sembra scritto con intelligenza e profondità. Invece contiene solo furbizia e superficialità. Parla alla pancia delle donne non per risvegliarne la coscienza ma la rabbia. Stai zitta è una tendenziosa caccia alle streghe, o meglio, agli stregoni.
Ecco in sintesi il “J’accuse” di una parte di pubblico. La scrittrice bisbiglia falsità alle donne e provoca gli uomini. Il testo è pura acidità gratuita riversata sull’altro sesso. È un manuale per odiatrici dilettanti scritto da una odiatrice professionista. Il più delle volte vede maschilismo dove non c’è o non esiste più. Stai zitta non è altro che il delirio di una fanatica del “cospirazionismo fallocratico”.
Intenso, illuminante e persino necessario. Questi tre aggettivi rendono il pensiero di chi da sempre segue e ammira la scrittrice sarda. Per molte donne leggere il suo libro è come vedere materializzate le proprie considerazioni più intime. È un vera guida alla consapevolezza femminile.
Il suo linguaggio è potente ed efficace. Dimostra che la conoscenza è il presupposto per la presa di coscienza. Simili testi sono essenziali per scuotere dal torpore dell’abitudine. Sono vitali per attirare l’attenzione anche di chi di solito si gira dall’altra parte.
Potremmo andare avanti per molto descrivendo le opinioni dei lettori. Però adesso ci interessa la tua. Facci sapere se la nostra recensione ha stimolato il tuo interesse. Dacci la tua impressione sul libro Stai zitta di Michela Murgia. Per finire, raccontaci tutto in un commento.
