L’ospite inatteso: recensione libro Patricia Gibney

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L’ospite inatteso: recensione libro Patricia Gibney
L’ospite inatteso: recensione libro Patricia Gibney
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L’autrice usa ingredienti classici per creare un prodotto originale
Ecco come un’esordiente Patricia Gibney tiene testa agli scrittori già affermati
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l'ospite inatteso

Dopo il “rosa”, il giallo è il genere letterario più amato. In realtà ciò che vende è piuttosto la storia e lo scrittore che la crea. Ad ogni modo, il romanzo poliziesco in generale, garantisce una fuga dalla realtà, senza però andare troppo lontano. Questa infatti è la formula de L’ospite inatteso.

La gente insomma vuole sempre nuove emozioni e brividi. Però le fumose stanze di interrogatorio e le scene del crimine, sorpassano di poco i pianeti sconosciuti e i magici regni. La ragione sta forse nella vera forza dei libri, cioè stimolare l’immaginazione come nessun film riuscirà mai a fare.

Nei racconti su carta stampata, chi legge in pratica è: regista, scenografo , costumista e truccatore. Inoltre è pure addetto alla location, alle musiche, agli effetti speciali e sonori. Sul grande schermo, per quanto la pellicola venga bene, tutto è già servito. Il fascino del thriller è quindi evadere restando in casa. Del resto, esclusi i “nerd incalliti”, il lettore medio si identifica più con il o la geniale piedipiatti di turno che con guerrieri, piloti interstellari, maghi, principi e principesse.

Da questo punto di vista Patricia Gibney ha davvero un ottimo talento descrittivo. Il suo stile crea un vero e proprio gioco di squadra tra l’autore e il lettore. Quest’ultimo si sente coinvolto nel riempire tutti gli spazi bianchi, così come deve essere. L’ospite inatteso dimostra che in sostanza la grande differenza tra letteratura e cinema è la “partecipazione”.

Trama del libro L’ospite inatteso

Sono gli ultimi giorni del dicembre 2014 a Ragmullin in Irlanda. L’anno nuovo è alle porte, però due abitanti non lo festeggeranno. Si tratta di Susan Sullivan, uccisa nella chiesa della città, e James Brown, trovato impiccato nel giardino di casa. C’è un filo rosso che lega le vittime. Entrambe avevano lo stesso tatuaggio sul corpo e nel loro passato c’è l’orfanotrofio di Sant’Angela.

A vedere e seguire queste tracce è la detective Lottie Parker, incaricata delle indagini. Per lei quell’Istituto è purtroppo un posto molto familiare. Ci sono infatti ricordi dolorosi e indicibili segreti che tornano alla memoria. Le piste si moltiplicano e così pure i sospettati. Nel giro di pochi giorni scompaiono anche Padre Angelotti, parroco della diocesi locale, e altri due ragazzini.

È evidente che la scia di sangue non si arresterà. Il destino è come l’ospite inatteso che busserà ancora alla porta di qualcuno. Le risposte stanno forse tutte nei fatti accaduti dietro le mura di quel luogo in cui l’infanzia era una condanna e non un dono. Scavare in cerca della verità farà emergere anche gli incubi sepolti. Questo però non basterà a dissuadere e a fermare Lottie.

Gettare un ponte tra passato e presente a volte è un rischio. Porta infatti alla luce misteri insabbiati. Tuttavia spiana pure la strada a cose insidiose che arrivano sempre alle spalle. La brillante investigatrice si spingerà oltre i limiti, rischiando la propria vita e quella dei propri cari. A volte sfidare la morte è l’unico modo per cominciare una nuova vita.

L’ospite inatteso…il successo pure

Nessuno scrittore al proprio esordio immagina che quello sarà solo l’inizio di una lunga serie. Lo stesso vale pure per Patricia Gibney, ai tempi del suo debutto con L’ospite inatteso. Eppure a quel successo da oltre 1 milione di copie, seguono ben 9 capitoli, dal 2017 al 2021. Qui comincia anche il ciclo di avventure della detective Lottie Parker, per molti versi una sorta di alter ego dell’autrice.

Infatti proprio come la sua “sosia di carta”, pure lei è vedova e ha tre figli. Inoltre l’immaginaria località di Ragmullin, dove si svolge la storia, è l’anagramma di Mullingar, sua città natale. Questi e altri dettagli sono forse il segreto di una prosa autentica ed efficace. Il volume è acquistabile nelle versioni a copertina flessibile, rigida e in formato kindle.

Patricia Gibney è l’erede di Angela Marsons?

l ospite inatteso

Forse parlare di eredità è prematuro, visto che la buona Marsons è viva e in attività. Tuttavia le somiglianze tra il suo Urla del silenzio e L’ospite inatteso della Gibney sono evidenti. Entrambe sono prime opere, polizieschi con protagoniste femminili, toste, intelligenti, vedove e dal triste passato. Per finire in tutte e due c’è un orfanotrofio nella trama e si parla di infanzia violata.

Nell’universo creativo c’è sempre chi prende ispirazione da qualcun altro. Una celebre frase attribuita a Pablo Picasso recita: un buon artista copia, un grande artista ruba. La lista di plagi veri o presunti è infatti lunghissima. Comprende nomi che vanno da J.K. Rowling, la mamma di Harry Potter, a Dan Brown, l’autore de Il codice Da Vinci. Il nostro caso sembra però sembra diverso.

A conti fatti quindi queste analogie tra i romanzi citati fa storcere il naso forse solo a qualche lettore. Infatti la stessa scrittrice britannica, parlando della collega irlandese dice “Non vedevo l’ora di leggere questo libro e non ha deluso le aspettative. Aspetterò di sicuro con impazienza i prossimi casi della detective Parker.». Quindi per la serie, contenta lei…contenti tutti!

L’opinione dei lettori

Ora che ci siamo tolti il pensiero dell’eventuale paragone con Urla del silenzio, concentriamoci su L’ospite inatteso. A gran parte dei lettori piace perché in pratica ci sono tutti gli elementi chiave di un buon thriller. Non mancano infatti: suspense, atmosfere suggestive, una protagonista carismatica e un finale spiazzante. Aggiungiamo inoltre personaggi credibili e ben delineati.

Una minoranza, tutt’altro che silenziosa, trova però la trama piuttosto confusa e difficile da seguire. In particolare i tanti personaggi, alcuni con nomi simili, creano un certo caos. A parte questi, tutti gli altri consumatori di gialli la pensano diversamente. Questi ultimi infatti amano il modo in cui la Gibney intreccia le storie e tiene alta la tensione per tutto il libro.

C’è un aspetto però che mette tutti d’accordo, la pessima traduzione del titolo. Quello originale è infatti “The missing ones”. Letteralmente vuol dire: quello mancante, che c’entra davvero poco con L’ospite inatteso. Vabbè, in estrema sintesi il giudizio è: un’opera solida con un’insolita narrazione.

Quando una strada già battuta porta a una nuova meta

Uno degli errori più comuni in una prima opera letteraria è annacquare la trama. Infatti secondo alcuni lettori L’ospite inatteso è una buona idea però stiracchiata. Il crescendo di eventi perde forza a causa della trama confusa. Inoltre l’autrice lascia troppi percorsi alternativi ignorati.

I colpi di scena, i continui flashback  e gli innumerevoli indizi ignorati, più che catturare l’attenzione risultano irritanti. L’enigma non si risolve per merito di indagini e deduzioni, ma solo grazie ad un’improbabile spiegazione tirata fuori dal cilindro. Sembra un po’ un finale alla “Scooby-Doo”.

Quello che per pochi è una cocente delusione per molti altri è una stupenda scoperta. Al secondo gruppo appartengono infatti quelli per cui Patricia Gibney è la nuova “signora in giallo”. Il suo esordio è un racconto denso e incalzante che lascia col fiato sospeso. Niente è frutto del caso.

È vero che la trama sviluppa idee fin troppo sfruttate. Tuttavia l’autrice percorre strade battute arrivando a destinazioni nuove. La creatività in fondo è anche guardare nella stessa direzione degli altri, ma vedere qualcosa di diverso. Il tocco personale cambia la prospettiva e quindi il risultato.

L’ospite inatteso: un noir con personaggi a tinte vivaci

Che dire della protagonista? Non tutti la amano, anzi la trovano stereotipata, un “esempio di madre terribile” e una detective più fortunata che brillante. E gli altri personaggi? Sono troppi e disegnati male. Inoltre si muovono spesso tra strane coincidenze e macroscopiche inesattezze.

I dialoghi sono inverosimili e lontani dalla spontaneità. Il libro è spesso gratuitamente crudo, volgare e prolisso. C’è una vera e propria overdose di bugie, drammi, orrori, colpevoli e colpi di scena. Per finire il ritmo è incostante e oscilla dall’eccitazione alla noia più totale.

Ora invece passiamo la parola al “fan club” di Lottie Parker. Ebbene si, tanti appassionati di gialli e thriller hanno l’ennesima beniamina. Si tratta di un’eroina imperfetta, ferita e che non riesce o non vuole guarire. Ha un cervello che non fa mai errori, però un cuore che ne commette fin troppi.

In pratica ha tutto ciò che serve per farsi voler bene. E quelli che le gravitano intorno? Niente da dire, se non che sono tutti veri e credibili. Se le atmosfere sono in bianco e nero, gli attori invece hanno colori vivaci. Per quanto riguarda l’argomento? Sarà anche terribile, però L’ospite inatteso di Patricia Gibney è solo un’analisi asciutta dei mali della società. Se ti è piaciuta la recensione il libro ti entusiasmerà. Leggere per credere, e poi commentare per condividere!

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L'ospite inatteso

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Adrenalinico

Se in un giallo i sospetti cadono su tutti i personaggi, vuol dire che il gioco di prestigio dell’autore è riuscito in pieno. Questo è il caso de L’ospite inatteso, un primo libro già maturo, nonostante una scrittrice ancora acerba. C’è molto di Patricia Gibney in questo romanzo, talento compreso.

PROS
  • L’autrice usa ingredienti classici per creare un prodotto originale
  • Ecco come un’esordiente Patricia Gibney tiene testa agli scrittori già affermati
CONS
  • In alcuni punti la narrazione appare un po’ confusa e pilotata
  • La trama ha un po’ troppi stereotipi tra personaggi e situazioni
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