L’istituto: recensione del libro horror di Stephen King

La storia editoriale di uno scrittore dice molto sul suo mondo personale. Per Stephen King, ad esempio, gli eroi più grandi spesso sono i bambini, i mostri peggiori gli uomini. L’istituto è uno dei suoi romanzi horror che meglio mescola questi due elementi.
Il libro è stato pubblicato in simultanea tra USA e Italia a settembre 2019. È balzato immediatamente nella top 10 dei best-seller più venduti. Inoltre nel mese di dicembre si è confermato come una delle principali strenne natalizie. L’istituto è disponibile in formato Kindle, copertina rigida e flessibile.
Genesi e riferimenti de L’istituto

Sono state rilevate più volte le similitudini tra L’istituto di Stephen King e la serie TV del 2016 Sranger Things.. In effetti confrontando le due storie emergono molti punti in comune. Tuttavia volendo sottilizzare si potrebbe dire piuttosto che lo scrittore ha “copiato sé stesso”.
Infatti molto prima della fortunata serie firmata da Matt e Ross Duffer sono esistiti capolavori come L’incendiaria, IT e Shining. Bambini contro le forze del male, esperimenti governativi e super poteri erano già il pane di King quando i “Duffer Brothers” andavano ancora all’asilo.
Oltre ai suddetti libri horror si possono rilevare similitudini con titoli quali Stagioni diverse, L’acchiappasogni e La Torre Nera. Questo affetto per la dimensione dell’infanzia/adolescenza ha più di una ragione d’essere.
I teen-ager protagonisti dei romanzi horror/fantascientifici dello scrittore sono puri e veri. Non sono stati ancora contaminati dal mondo come gli adulti. Per di più il senso di avventura che si percepisce attraverso i loro occhi è unico e suggestivo.
In questo genere di romanzi horror l’espediente vincente è la nostalgia del passato. A giudicare dalla folgorante carriera del buon Stephen, questa formula funziona alla grande. L’istituto contiene anche i tipici tratti riconoscibili da tutti i fan del “Re”.
I frequenti riferimenti a film, canzoni, videogames, fumetti, ecc, servono a rendere le storie più reali e credibili. C’è poi l’inserimento qui e là di dettagli o personaggi apparentemente insignificanti. Con l’evoluzione della vicenda essi si riveleranno poi coerenti e cruciali.
Trama de L’istituto con spoiler

Le strade di Tim Jamieson e di Luke Ellis sono destinate ad incrociarsi. Il primo è un ex poliziotto della Florida, il secondo un 12enne del Minnesota. Per una serie di coincidenze il primo si ritrova a fare la guardia notturna a Dupray, in South Carolina.
Il secondo viene rapito e condotto in un sito del Maine chiamato l’Istituto, gestito dalla spietata direttrice Sigsby. Qui vengono portati bambini e ragazzi con abilità straordinarie. Sono identificati con le sigle TP (telepatici) e TK (telecinetici).
Lo scopo è incrementare i loro poteri e creare individui con entrambi i doni. Vengono usati contro bersagli umani e sfruttati fino allo stremo. Al culmine dello sforzo i soggetti più fortunati impazziscono, gli altri muoiono.
Luke non è solo un TK, ha anche un QI elevatissimo. Fa amicizia con altri dotati: Nick, George, Kalisha, Helen, Iris, Arvey e Maureen che li lavora come donna delle pulizie. Con il loro aiuto riesce a fuggire e tra mille peripezie giunge proprio a Dupray.
Qui incontra Tim e gli racconta tutto. Trova in lui un nuovo amico e un prezioso alleato contro gli uomini della Sigsby. Nel frattempo all’Istituto i prigionieri si rivoltano contro il personale. Le guardie tentano di fermarli ma i ragazzi usano i poteri per far lievitare l’intero edificio.
La struttura finisce col crollare seppellendo quasi tutti. Gli unici a sopravvivere sono Kalisha, George e Nick. Prima di morire Arvey ha coordinato telepaticamente la sommossa negli altri Istituti dislocati per il mondo. Ora i laboratori sono tutti distrutti.
Negli scontri ha peso la vita anche la Sigsby. Tim prende in custodia Luke e gli altri. Tempo dopo si fa vivo il supervisore della direttrice con una proposta di tregua. Li lascerà tutti in pace se giureranno di non rivelare mai a nessuno ciò che sanno.
Cosa ne pensano i lettori
Quante delle persone della tua vita sarebbero tue amiche se le conoscessi oggi? Difficile da dire vero? Con il tempo si cambia ma i vecchi legami restano proprio in virtù di un antico affetto. Questo principio può essere applicato anche per gli scrittori preferiti.
Lo stesso vale anche per il libro horror di Stephen King. L’istituto è stato accolto in modo abbastanza positivo dalla critica. Tuttavia il pubblico ha reagito in modo molto eterogeneo. Si tratta di un’opera che è stata “definita in tutti i modi proprio perché difficile da definire”.
Buona parte del gradimento riscosso la si deve all’affezione per l’autore. Altro aspetto determinante è stato rispolverare ingredienti che hanno consacrato alcuni dei suoi più grandi capolavori.
Se si esclude tutto ciò, il romanzo è stato percepito come una storia a diverse velocità. Parte in quarta, poi rallenta, accelera nuovamente e infine frena verso l’epilogo. Ad ogni modo passiamo la parola ai lettori.
Gli eroi, i cattivi e altri personaggi “dimenticabili”

Per molti L’istituto è molto lontano dai soliti libri di Stephen King. I ragazzi attorno a cui ruota la trama, non sono spontanei e autentici. La loro caratterizzazione, il loro modo di parlare, di agire è troppo costruito e forzato. Gli altri personaggi hanno poco spessore e nessuno emerge sugli altri.
I cattivi sono delineati in maniera quasi fumettistica. Non c’è spazio introspezione, sfumature e ambiguità, aspetti chiave dei romanzi horror. Le comparse appaiono inutili e sbiadite. Tutte le azioni sono pilotate al fine di far andare avanti la trama in modo tutt’altro che naturale.
I protagonisti non riescono a comunicare emozioni. Non si riesce a provare ansia per la loro sorte durante lo svolgimento dei fatti. Il lettore prova un senso di distacco e di estraneità alla loro vita interiore.
Molto diversa è la reazione di quelli che in questo libro hanno visto il glorioso ritorno del Re. Luke e compagni rappresentano l’ennesima galleria di personaggi straordinari. Ci si affeziona subito a ciascuno di loro, identificando i propri beniamini dopo poche pagine.
Gli antagonisti sono disegnati chiaramente senza equivoci. Oggi si indulge troppo nel creare incertezza tra bene e male. Nel romanzo è da subito palese da che parte stanno i buoni.
Chi fatica ad empatizzare con gli eroi forse dovrebbe passare a letture meno complesse. Per questa schiera di fedelissimi, L’istituto è uno dei migliori libri horror degli ultimi anni.
Romanzi horror o di fantascienza: dove si colloca L’istituto

L’istituto ha una trama potenzialmente avvincente che però è stata sprecata. Così almeno la pensano molti che lo hanno letto. La narrazione scorre solo in superficie senza andare in profondità. Manca incisività in un prodotto privo di vera ispirazione.
La sensazione è che Stephen King abbia voluto confezionare un lavoro apposta per ricavarne una sceneggiatura. Il libro si perde in descrizioni ripetitive per le prime 300 pagine. Un intero blocco è pressoché inutile e noioso.
Quando sembra che le cose si stiano muovendo, e lo stiano facendo nella giusta direzione, tutto si impantana. L’esito è un racconto banale e scontato, con un finale affrettato, tagliato con l’accetta.
Chi invece ha dato voti altissimi al romanzo, sembra quasi abbia letto un altro libro. In questo caso King è abilissimo nel creare atmosfere dense di pericolo e mistero. La sensazione d’angoscia diventa sempre più forte e soffocante man mano che procede la trama.
Il romanzo è solido, scorrevole e cattura subito l’attenzione. La proverbiale attitudine descrittiva dell’autore può risultare noiosa, ma ha il solo scopo di accrescere la suspense. I dialoghi, le ambientazioni, tutto è parte di una geniale e complessa architettura.
Stephen King è dotato di un’abilità unica al mondo. Le sue opere non possono mai essere confinate nei canoni di una sola categoria. I romanzi horror svelano risvolti thriller, quelli di fantascienza hanno i colori del giallo. In quest’ottica L’istituto va considerato un racconto completo sotto ogni punto di vista.
Il vecchio e il nuovo King
Dal 1974, con l’esordio di Carrie, King ha sfornato un libro all’anno, a volte due. Dal 2000 in poi l’intensità è calata ad una pubblicazione ogni 2 anni circa. Il punto è che con il tempo la vena creativa può esaurirsi. Per alcuni lo scrittore dovrebbe quindi concentrarsi più sulla qualità che sulla quantità.
Questo romanzo dimostra che la sua verve non è più quella di una volta. Nonostante la sospensione della realtà narrativa, la trama a tratti rasenta il ridicolo e non regge.
Per di più il libro sconta le pene di un autore divenuto troppo politicizzato. L’istituto è un obbiettivo mancato, con premesse e promesse purtroppo non mantenute.
D’altro canto c’è però chi sottolinea l’inutilità di paragonare sempre il vecchio e il nuovo King. Ogni individuo cresce e cambia, figuriamoci uno spiccatamente sensibile come uno scrittore. Qualunque critica o attacco appare dunque fuori luogo, oltre che fuori dalla realtà.
L’autore sta vivendo la sua fase di maturità con pienezza e serenità. La sua scrittura è concreta, cruda ed immediata. Non ha mai perso la capacità di tenere alta la tensione narrativa. I colpi di scena e la prosa brutale rendono questo racconto uno dei romanzi horror più sinceri che abbia mai scritto.
Fine corsa, e per te non abbiamo nemmeno fatto partire il tassametro. Che ne dici di quello che hai letto fin qui su L’istituto? Può essere tra i prossimi libri horror da leggere o da regalare? Faccelo sapere con un commento.