Dieci piccoli indiani di Agatha Christie: recensione


Signore e signori ecco a voi “la regina del thriller”, alias “la signora del crimine”, alias “la signora del delitto”. Con Agatha Christie è come annunciare il campione del mondo dei pesi massimi. Il suo Dieci piccoli indiani, in particolare, gli vale la corona di libro giallo più venduto in assoluto.
Ad oggi infatti conta oltre 110 milioni di copie, tradotte in tutte le lingue. Inoltre è tra i più letti di ogni categoria. Gli fanno compagnia best seller come Harry Potter, L’alchimista, Il piccolo principe, Don Chisciotte della Mancha e altri. Esce a episodi nel 1939 sul giornale inglese Daily Express.
Tuttavia in Italia arriva sette anni dopo nella versione di “…e poi non rimase nessuno”. Si tratta del terzo cambiamento del titolo. L’originale, “dieci piccoli negri”, riprende la filastrocca che fa da motivo conduttore del racconto. L’espressione però suonava offensiva verso gli afroamericani.
Così divenne “Ten little indians”, a sua volta troppo riferito ai nativi d’America. La scelta quindi ricadde sull’ultimo verso della filastrocca. Nel Belpaese il nome rimase fino al 1977 quando si scelse la versione definitiva di Dieci piccoli indiani. È la ventiseiesima opera della scrittrice.
Ad essa siispirano trasposizioni teatrali, film, serie tv, cartoni animati, fumetti e perfino videogiochi. È disponibile in formato kindle, audiolibro, copertina rigida e flessibile. C’è infine pure un’eduzione “per ragazzi” che però non presenta alcuna modifica nel testo.
Trama di Dieci piccoli indiani di Agatha Christie
Vera Claythorne, Lawrence Wargrave, Philip Lombard, Emily Brent, John Macarthur, Edward Armstrong, Anthony Marston e William Blore sono gli invitati di uno strano raduno a Nigger Island. Non si conoscono tra loro, né conoscono il misterioso padrone di casa, Mr. Ulick Norman Owen.
Idem per i coniugi Thomas ed Ethel Rogers, rispettivamente maggiordomo e cuoca “in affitto”. In ognuna delle stanze loro assegnate, trovano inoltre un biglietto con scritto un insolito messaggio. Si tratta della filastrocca dei Dieci piccoli indiani (negretti), il numero esatto dei presenti. Gli ospiti aspettano invano lo sconosciuto anfitrione fino a cena, quando si rivela la terribile verità.
Da un grammofono una voce li accusa tutti di omicidio e di essere li per il giudizio finale. Il gruppo dapprima non dà troppo peso a quello che pare solo uno scherzo di cattivo gusto. Un’improvvisa tempesta taglia i contatti con la terraferma e li blocca sul posto. Si decide quindi di attendere che passi e poi ripartire. Tuttavia l’implacabile meccanismo del destino è già in atto.
Uno dopo l’altro infatti muoiono in modi simili a quelli descritti nell’inquietante favoletta. Restano Vera e Philip. Convinti a questo punto che uno dei due sia l’assassino, si scontrano e la donna ha la meglio. Rimasta sola, ormai in preda al delirio, si impicca. Si realizza così l’ultimo verso della filastrocca. Giunge la polizia, però circostanze e dinamiche delle morti appaiono inspiegabili.
Tra le righe di un capolavoro senza Miss Marple e Poirot
Passano i decenni però Dieci piccoli indiani fa ancora scuola. Si tratta di un romanzo che possiede caratteri distintivi tra i libri thriller, e in generale e tra quelli scritti dalla stessa Christie. In termini di originalità compete alla pari con L’assassinio di Roger Ackroyd e Assassinio sull’Oriente Express.
Qui riassumiamo le chiavi di lettura dell’opera. Alcune forse le troverai pure su altre fonti. Però a te piace percorrere le strade meno battute giusto? Ecco perché adesso sei qui. Dunque, l’espediente narrativo utilizzato è il cosiddetto “enigma della camera chiusa”. L’espressione in pratica identifica una vicenda al cui centro c’è un delitto apparentemente senza soluzione.
Altra particolarità è l’assenza di un detective che svolge le indagini e smaschera il cattivo di turno. Ognuno dei personaggi è infatti potenziale vittima e colpevole. Veri protagonisti però sono la natura umana e l’istinto di sopravvivenza tra bene e male. In questo romanzo, più che in altri, è netta la distinzione tra legge e giustizia. Il messaggio è che i due concetti non sempre coincidono.
Come è d’abitudine, la scrittrice nasconde gli indizi in bella vista. Il nome dell’occulto Mr. Ulick Norman Owen è un esempio. Le iniziali “U.N.Owen”, suonano come la parola inglese unknown, cioè sconosciuto. Per finire c’è un dettaglio sempre trascurato che tuttavia è rilevante. Dieci piccoli indiani è forse il più letto e famoso tra i libri di Agatha Christie. Però proprio in questo mancano entrambi i suoi personaggi più amati, cioè Ercule Poirot e Miss Marple. Ci avevi fatto caso?
È nato prima l’uovo…o è morto prima il pettirosso?

Sulla genesi del titolo le teorie si sprecano. Pare che Dieci piccoli indiani, ovvero Ten little niggers (dieci negretti), derivi da una canzone americana dell’800. A sua volta questa ha origine da un’altra canzone di poco prima anteriore intitolata proprio Ten little Indians. Esiste però un’altra filastrocca conosciuta come Who killed Cock Robin? (Chi ha ucciso il pettirosso?). Questa risale addirittura al ‘700. Tuttavia, anche quest’ultima, trae forse ispirazione dal testo di una storia del 1500 intitolata Phyllyp Sparrow (Il passero Phyllyp).
Dieci piccoli indiani: romanzo “superato ma insuperabile”
Difficile recensire classici come questo, figuriamoci giudicarlo. Per fortuna l’onere non tocca a noi. Quindi diciamo subito che per molti il testo è datato e pieno di cliché fin troppo abusati. I personaggi sono inoltre stereotipati e il loro approfondimento psicologico è del tutto carente.
Le 210 pagine del romanzo sono poche per assimilarne storie, caratteri, pensieri e motivazioni. I dialoghi appaiono teatrali e le loro azioni pilotate. In molti punti della trama Dieci piccoli indiani è poco verosimile. Morti e delitti coincidono con le strofe della filastrocca, però solo forzatamente. La storia funziona solo grazie al principio letterario chiamato “sospensione dell’incredulità”.
I protagonisti in pratica recitano un copione. In fondo si oppongono debolmente agli eventi e al proprio destino. I numerosi e malcelati riferimenti razzisti sono stonature per i lettori moderni. Forse il vero problema è che ci si approccia al libro con aspettative troppo grandi e si resta delusi.
E “gli altri” cosa ne pensano? Per i sudditi della regina del crimine Dieci piccoli indiani è in sostanza un testo sacro. È vero che il romanzo utilizza gli stratagemmi comuni dei libri thriller? Si. Tuttavia è proprio in questo racconto che hanno origine meccanismi divenuti classici del genere giallo.
Da apprezzare è inoltre la genialità dell’intreccio e l’impianto narrativo perfetto. Il ritmo è incalzante con una suspense crescente. La tensione diviene paura che diventa a sua volta panico. Per finire, qualunque accusa sul “politicamente scorretto” del libro, lascia il tempo che trova.
Difetti in un’opera che descrive l’Inghilterra di 80 anni fa? Che dire allora dell’Italia degli anni ’80? Basta infatti scavare nei ricordi per ritrovare un tipo di comunicazione che oggi sarebbe di certo oggetto di censura. Adesso basta parlare, è ora di leggere, e soprattutto di commentare!
